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giovedì 2 settembre 2010

L'umiltà come abito quotidiano

Quando sto al telefono con mia cugina Elisa non è mai per un vano motivo; sono sempre telefonate ricche di notizie importanti e soprattutto di sincero interesse verso le rispettive vite.
Paradossalmente quando Elisa si trovava in Africa e in Paraguay per lavoro, ci sentivamo ogni settimana su Skype; ora che è ritornata in Italia e abita a 30 km da casa mia, ci sentiamo una volta al mese circa.
E' piuttosto buffo.

Comunque, oggi mi ha chiamato tutta entusiasta per dirmi che l'avevano assunta con contratto regolare nel ristorante dove lavorava mentre frequentava l'Università.
La notizia mi ha reso davvero felice, perchè sapevo che stava cercando lavoro e aveva bisogno di qualche entrata per pagarsi le rate della specialistica che sta seguendo da quando è tornata in Italia.

Mi chiedo spesso se ho lo sguardo sufficientemente obiettivo per valutare gli eventi che accadono; mi sono fatta un bell'esame di coscienza e nel caso di mia cugina Elisa sono giunta alla conclusione che il mio parere è decisamente neutrale e va al di là di ogni legame affettivo.
Vi racconto in breve la sua storia.

Elisa si laurea all'Università di Padova in "Cooperazione Internazionale allo Sviluppo" e ancor prima di concludere se ne va in Congo per un mese per svolgere un tirocinio che sarebbe stato materia per la sua tesi di laurea.
Qualche giorno dopo la laurea, mentre lavorava in panificio, riceve una chiamata da un'ONG dove aveva mandato il CV, per dirigere un progetto di due anni a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo.
Elisa, a 24 anni parte per dirigere da sola un progetto di migliaia di euro finanziato dall'ONU nella capitale del Congo.
Accade, che una responsabile della Cooperazione Internazionale del Parlamento di Bruxelles va a visionare lo stato del progetto diretto da Elisa e, rimasta sorpresa dei risultati ottenuti, la invita a Bruxelles per presentare alla Commissione Europea l'avanzamento dei lavori e i suoi sviluppi.
Dopo aver discusso in lingua francese il progetto davanti alla Commissione Europea, Elisa se ne torna in Africa per concludere quello che aveva iniziato.

Dopo un mese dal suo rientro in Italia riceve un'altra proposta per dirigere un progetto di un anno in Paraguay.
Elisa, a 26 anni parte per dirigere da sola un altro progetto di migliaia di euro finanziato dall'ONU nella capitale del Paraguay, Asuncion.
Anche qui le cose procedono bene e il suo lavoro è apprezzato dall'ONG che le aveva assegnato l'incarico.
Al termine del progetto Elisa rientra in Italia e decide di fermarsi per trovare lavoro nel suo Paese e per continuare gli studi perchè sentiva che le mancava ancora qualcosa per perfezionarsi.
Così si iscrive all'Università di Venezia per conseguire la specialistica nel suo campo e nel frattempo continua a cercare lavoro.

Con la crisi in atto non si intravedono chissà che opportunità, così si da da fare per cercare qualsiasi lavoro che le dia una fonte di reddito per non pesare totalmente sulla sua famiglia.
I primi mesi dal suo rientro sono piuttosto duri; riprendere il vecchio ritmo, la convivenza con i genitori che quando si diventa indipendenti è davvero ardua ristabilire, gli amici di sempre che ormai lavorano tutti e qualcuno ha pure avuto dei figli...non è così semplice ricominciare dopo aver vissuto esperienze così forti e così lontane.

L'Università va a gonfie vele, la motivazione è tanta perchè è stata una scelta davvero libera e consapevole ma il lavoro tarda ad arrivare.

Così, ricevo la telefonata di prima con la sua voce entusiasta e squillante.
Sono davvero felice per lei...anche perchè mi ha anticipato di una domanda per un tirocinio importante che ha spedito, di cui non posso parlare ora...

Le speranze sono tante, ma soprattutto mi sono resa conto che l'umiltà nella vita rende grande una persona.
Non dare nulla per scontato, mantenere la propria dignità anche in divisa da cameriera o da lavapiatti, specie dopo un CV come il suo.
Perchè Elisa fa anche la lavapiatti al ristorante.

Siamo cresciute insieme durante tutta la nostra infanzia, come sorelle.
Conosco l'ambiente e la famiglia dove Elisa è cresciuta e penso che, oltre all'educazione che ha ricevuto, di vitale importanza, l'ambiente della campagna in cui ci siamo trovate a giocare ci abbia insegnato molte cose.

Il senso della fatica e dell'umiltà è racchiuso ed espresso nel lavoro sui campi.
Fin da piccole abbiamo visto suo nonno coltivare i campi e noi, per gioco, raccoglievamo pesche, albicocche, ciliegie e uva...golose come eravamo di frutta, il fatto di mangiarne in gran quantità ci rendeva felici.
Ma tutto questo aveva un grande senso educativo, che da piccole non capivamo.

Anche una persona che è nata e cresciuta in città può essere umile, non ho mai detto il contrario e potrei riportare un sacco di esempi di persone umili cresciute in città; dico solo che la campagna, il lavoro sui campi ti fa fare esperienza dell'umiltà fin da piccolo perchè l'umiltà vive nella terra e in seguito tutto si trasforma in un vero e proprio valore che diventa un abito quotidiano.

Credo che non serva aggiungere altro; ho sempre pensato che le persone e le loro scelte parlino da sè.

Laura

1 commento:

  1. Laura, complimenti ad Elisa, e complimenti a te per la tua immensa sensibilità....dote rara.Un bacio, cara mia.

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