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venerdì 30 aprile 2010

Una walker in centro città




In questo mese ho dedicato il mio tempo lavorativo al monitoraggio dell'intero centro della città di Mestre; vale a dire che ho dovuto assegnare ad ogni attività commerciale il proprio numero civico con il fine di aggiornare il data base per capire quanti negozi sono sfitti, quanti stanno aprendo e le varie categorie merceologiche.
Devo dire che è stata un'esperienza meravigliosa; sarà che è scoppiata la Primavera e il sole ha fatto la sua parte rendendo tutto più bello.
Sarà che ho fatto amicizia con un sacco di negozianti e ascoltandoli sono riuscita ad entrare nel vivo dei problemi di questa città.
Pochi parcheggi, il tram che divide l'opinione pubblica, la qualità che scarseggia, i grandi centri commerciali della periferia che richiamano le masse...
Ad ogni modo sentirmi una walker, una camminatrice in centro città, mi ha fatto amare Mestre con tutte le sue contraddizioni.
Ho scoperto degli angoli bellissimi dove prima non mi ero mai addentrata; ho capito che ogni quartiere ha la sua vita, la sua gente, il suo panificio, il suo bar di riferimento.
Ora conosco il nome e la posizione di tutte le vie del centro e sono in grado di dare informazioni dettagliate a chiunque.
Mi sono riposata nei giardini all'ombra e nelle panchine di Piazza Ferretto e ho osservato tante persone. E' bello vedere come le coppie si trovano durante la pausa pranzo, chi va a ritirare degli esami al poliambulatorio, chi fa shopping, chi si mangia la pizza al taglio, chi si da appuntamento vicino alla scultura di Viani, chi guarda la programmazione del cinema per andarci la sera stessa.
E' bello osservare, incontrare e creare relazioni con le persone e sentirsi parte di una società, di una comunità.
Essere una walker mi ha fatto sentire mio ogni angolo di Mestre.
A misura d'uomo.
La mia dimensione naturale.

Laura

2 commenti:

  1. Complimenti Laura!
    Lancio però una provocazione: magari tutte le città fossero così, a misura d'uomo!
    Mestre è una città molto efficiente: seppur piccola, ha mille servizi attivi, e tutto funziona speditamente...Anche se devi prendere un autobus per andare in biblioteca, sei sicuro che l'autobus "passerà" e che "lo prenderai".....Se devi andare in piscina in pausa pranzo, sei sicuro che la piscina "c'è", e che è "aperta a quell'ora", e "ti fornisce tutti i servizi basilari"....
    Sembrano cosucce, ma nel 2010, città immensamente più grandi di Mestre non sanno neanche cosa vuol dire "orario degli autobus" o "piscina comunale", semplicemente perché.......NON CI SONO.
    E con questo ho detto tutto.
    Bisognerebbe rendere più vivibili tutte le città, grandi o piccole che siano....I disservizi ormai non si riesce più a contarli...
    Approfitto comunque per salutare la bella Mestre e i suoi cittadini, nonché tutte le splendide città vicine!
    Complimenti per il Blog!
    Milena F.

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  2. Mi piace il tuo atteggiamento da walker !
    “Perdersi” per la città non è facile, ci vuole sensibilità e senso artistico.
    Non a caso per Baudelaire l’artista deve avere "qualcosa del flaneur, qualcosa del dandy e qualcosa del bambino".
    D’altro canto, camminare per il solo gusto di farlo e di scoprire angoli mai visti è possibile solo in una “vera” città.
    Il walker è il prototipo del moderno “vagabondo urbano” in viaggio attraverso la città liquida (labirintica e densa di flussi e funzioni).

    Nel corso del convegno “Abitare a Mestre” della Fondazione Pellicani ho cercato di far capire la relazione che esiste tra flaneur e città e i rischi di un centro urbano che non è più in grado di sollecitare curiosità e diviene la semplice somma di percorsi predeterminati.

    Sono convinto che Mestre abbia ancora molto da dare e da dire…. non è mai bello citarsi, ma

    “A guardarla dall’alto (o sulla carta) la cintura di centri e parchi commerciali che circonda Mestre ricorda immediatamente la metafora della città ciambella (“donut city”) di Richard Rogers: un ricco, zuccheroso e succulento anello che, inevitabilmente prelude al vuoto del suo buco centrale. Un buco in cui si trova la città “storica”, privata dell’identità e delle sue principali funzioni urbane vittima dalla “magnetizzazione periferica” generata da quei “condensatori introversi e tracotanti” (Stefano Boeri, La città europea del XXI secolo, Skira 2002) che sono i nuovi spazi del loisir e del commercio. Tuttavia è ben noto – per restare alla metafora culinaria – che “non tutte le ciambelle riescono con il buco”. Insomma la realtà, a volerla indagare, si dimostra ben più complessa di una ciambella!

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